La monografia dell’artista siciliano è pubblicata per l’esibizione tenuta alla Galleria Civica d’Arte Contemporanea a Siracusa. Il libro include un CD con la musica composta da Giuseppe Gavazza per sonorizzare alcuni dei lavori dell’artista. Inoltre contiene un’intervista di Agnes Kohlmeyer e i testi di Enrico Pedrini, Elio Cappuccio e Francesco Gallo.
Le opere di Alfredo Romano racchiudono la transitorietà del divenire in forme e oggetti che esprimono l’ambivalenza della realtà e della condizione umana. Questa dimensione simbolica diviene realtà concreta grazie all’uso di materiali ordinari per una nuova interpretazione: cera, legno, marmo, ferro e stoffa sono usati insieme e si riferiscono alla leggerezza ma anche alla pesantezza della vita quotidiana.
Le ciotole che compongono ‘La stanza sorda’ si riferiscono alla cultura popolare, le pinze usate in ‘Feritoie’ evocano la brutalità e la violenza della nostra società e le trecce, griglie, sedie, ciotole e falci “non sono”, come dice l’artista, “oggetti. Sono il senso dell’esistenza”.
Il monologo interno dei lavori di Romano incontrano quello della musica di Giuseppe Gavazza, compositore torinese, per creare le installazioni sonore chiamare ’N-Odi’. Esprimono il desiderio di Alfredo Romano quando dice: “Mi piacerebbe che la mia opera fosse una canzone”.
Alfredo Romano nasce nel 1948 a Siracusa. Al 1985 risale la prima mostra personale. "Energie per quadri che non sono solo quadri".
I lavori Opera al nero, Feritoie, Feritoie Rammendi, Codici Siciliani, Icone, Kourotropie testimoniano un percorso creativo in cui la Sicilia e le ambivalenze della cultura mediterranea giocano un ruolo fondamentale.
Le opere di Alfredo Romano vogliono scuoterci dall'inerzia e sottrarci alle tenaglie dell'imperturbabilità. Ciò fa riferimento alla capacità di comunicare la condizione dell'artista in seno ad una società scossa da conflitti, lotte, disperazione, violenza.
Alfredo Romano ha sempre affrontato temi complessi quali quelli legati alla fragilità della forma, alla precarietà dell'esistenza, alla caducità delle cose, alla violenza, alla solitudine, al vuoto culturale. La ricerca artistica di Romano procede, ancora oggi, sostenuta da un solito impegno etico. All'indifferenza ed ai temibili processi di omologazione e livellamento - che sottendono l'epoca in cui viviamo - l'artista risponde con delle opere che, ancora una volta, vogliono rendere manifesta la tensione delle "fratture". Ciò fa riferimento ad una operazione cui Romano aveva già dato vita negli anni novanta con "Feritoie", lavoro che rimandava alla ferita, al taglio, e che si configurava quale risposta capace di disarticolare ogni falsa contentezza ed ogni tentativo di mistificazione.
In questo senso l'artista ha sempre cercato di allontanare il proprio lavoro da problemi di natura puramente estetica per puntare un bersaglio, prendere una posizione, affermare la propria esistenza, lanciare un messaggio di solidarietà.