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pubblicazioni
  • Emilio Prini

    Ultralibri

    a cura di Beatrice Merz
    pagine: 272
    formato: 16,5 x 22 cm
    data di pubblicazione: giugno 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano/inglese

    isbn: 9788877572837



    €35,00

    Figura tra le più singolari dell’arte italiana del secondo Dopoguerra, “un artista che si muove nel vuoto” come ebbe a definirlo Germano Celant, Prini sembra sfuggire, forse intenzionalmente, a qualsiasi definizione possibile. A partire dalle oltre quaranta opere, dal 1966 al 2016, nucleo centrale della prima retrospettiva dalla morte, tenutasi presso la Fondazione Merz dal 28 ottobre 2019 al 9 febbraio 2020, il volume attiva una riflessione critica e storica intorno all’esperienza di uno dei più interessanti e discussi rappresentanti dell’Arte Povera. Una posizione trasgressiva, quella di Prini, o se vogliamo ortodossa nei confronti della pratica artistica e dei codici del sistema dell’arte che insegna la possibilità di cogliere il valore della contraddizione e del dubbio. Un passaggio dell’arte e dell’artista nella vita, o meglio come egli stesso ha definito “non azione ma estensione biologica del sé”, nella contemporaneità che contraddistingue un lavoro di estrema attualità e pronto al confronto con le nuove generazioni.

    Il volume, a cura di Beatrice Merz, include un testo inedito di Luca Lo Pinto, un dialogo storico e mai pubblicato tra l’artista e Hans Ulrich Obrist e una ricca antologia con testi di Adachiara Zevi, Germano Celant e Lorenzo Benedetti. Il libro si giova di un ricco apparato iconografico, con oltre 150 immagini di opere e documenti.

     

    Emilio Prini (Stresa, 1943 – Roma, 2016) è stato un protagonista dell’Arte Povera, uno dei movimenti artistici recenti più influenti e radicali, fortemente connesso al contesto politico e sociale della seconda metà del XX secolo.

  • La bohème

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 120
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: giugno 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn: 9788877573292



    €12,00

    All’incirca dalle parti dove il 44° parallelo Nord interseca l’8° meridiano Est c’è un luogo della memoria che Marco Drago fa vivere sulla pagina con perizia magistrale. Drago convoca i suoi esseri umani in una specie di presepe vivente che al posto del Bambino ha una Birreria. Per quanto la scrittura di questo autore sia di presa immediata sul lettore, rasoterra nei suoi tragitti scattanti, concreta al punto di essere decodificata prima dai corpi e solo in seguito dalle menti, l’esito di ogni suo testo contiene compressa e compatta una assai articolata visione del mondo e una visione della vita dolente ma divertita, desolata ma sontuosa, sarcastica ma appassionata: disperata e mistica.

    Drago, come tutti coloro con un talento puro per la scrittura, è inimitabile sotto molti aspetti. In particolare ha una capacità misteriosa che gli permette di rovesciare totalmente il rapporto tra ciò che intendiamo con “persona” e ciò che intendiamo con “personaggio”, cioè tra le sue pagine vivono e si incontrano persone che tutto lascia intendere fossero nella vita reale dei (bei) personaggi. Ciascuno con un tic, o una fantasia, o una delusione inemendabile, o una debolezza, o uno stigma, o un’adesione identitaria a ruoli sociali transeunti, o una pulsione invincibile, un talento artistico da dissipare, un innamoramento.

    Nel suo presepe le persone di bella interiorità convivono con gli scoppiati più alla deriva. Tutti nel catino della vita e del tempo trituratore. Tutti amati e burlati in un unico gesto dall’autore. Intorno alla Birreria convergiamo anche noi lettori, perché sentiamo che lì c’è una pulsazione sotterrata e percepiamo che solo uno che scriva come Marco Drago può renderla così immediata.

    Secco, struggente, definitivo il finale. Di questa piccola e universale Bohème.

     

    Marco Drago è scrittore, traduttore e conduttore radiofonico. Ha pubblicato: L’amico del pazzo e altri racconti (Feltrinelli, 1998), Cronache da chissà dove (Minimum Fax, 2000), Domenica sera (Feltrinelli, 2001), Zolle (Feltrinelli, 2005), La vita moderna è rumenta (Feltrinelli, 2012), La prigione grande quanto un paese (Barbera Editore, 2013), Baladin, la birra artigianale è tutta colpa di Teo, con Teo Musso (Feltrinelli, 2013), Sesso calcio e rock and roll (Feltrinelli, 2014) e Innamorato (Bollati Boringhieri, 2023). Ha tradotto molti libri dall’inglese per i maggiori editori italiani. Tra il 2000 e il 2025 ha scritto e condotto con Gaetano Cappa trasmissioni radiofoniche per RadioRai, Radio24 e RSI. Fa parte della factory artistica Istituto Barlumen.

  • Il mio amico Bill Clinton

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 80
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: marzo 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn: 9788877573223



    €12,00

    Questa è l’incantevole storia di un’amicizia tra un adulto e un bambino che ha inizio dal comune amore per i fumetti (Asterix, Alan Ford, Tex Willer). L’adulto è l’autore, il bambino è Bill Clinton, cioè il suo nome di battesimo è Bill Clinton (il cognome è un altro).

    La storia qui narrata già di per se stessa calamita la simpatia del lettore: è curiosa, originale nella sua quieta quotidianità, contemporaneamente e inscindibilmente buffa e serissima. Ma siccome (tendiamo sempre a dimenticarcelo) nessuna storia esiste se non è raccontata, è importante soprattutto dire che è il modo di narrare di Ugo Cornia a generare l’incanto. La sua voce, inimitabile, suona in ogni frase, in ogni accostamento, in ogni dissimulato scatto dell’intelligenza. La sua scrittura, in tutti i suoi testi, è una specie di canto che risuona con discrezione ma infinita precisione nella nostra letteratura. È fatta di timbri, melodie, andamenti prosodici e ritmi talmente personali da identificare questo autore più delle sue impronte digitali. Ti prende senza che tu te ne accorga, ti culla, ti conduce, ti imbambola.

    Scrittura e voce sono una medesima cosa in Cornia, lo stesso respiro, e sempre quando lo si legge contemporaneamente lo si ascolta. Con un grado assoluto di sottigliezza e purezza, un indefinibile umorismo a poco a poco, senza scatti, senza fretta, persino con malinconia, ci offre una lente ulteriore attraverso cui osservare la vita e l’esperienza, come se fosse il dono prezioso di un ipnotista gentile.

     

    Ugo Cornia è nato a Carpi e vive a Modena. Laureato in filosofia a Bologna, ha insegnato in varie scuole superiori e da anni insegna italiano all’I.I.S. Venturi di Modena. Il suo romanzo d’esordio Sulla felicità a oltranza, del 1999 con Sellerio, l’ha posto tra i più interessanti narratori italiani contemporanei. Tra i suoi lavori ricordiamo: Modena è piccolissima, illustrato da Giuliano Della Casa (EDT, 2009); Autobiografia della mia infanzia (Topipittori, 2010); Il professionale. Avventure scolastiche (Feltrinelli, 2012); Sono socievole fino all’eccesso. Vita di Montaigne (Marcos y Marcos, 2015); La vita in ordine alfabetico (La Nave di Teseo, 2021) e Le storie di mia zia (Quodlibet, 2023).

  • Viaggio nell'Ade

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 104
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: marzo 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn: 9788877573216



    €12,00

    Il Viaggio nell’Ade di Daniele Petruccioli è un testo che, data la presenza fondamentale di assonanze, rime interne, ritmi e ripetizioni e sapienza metrica, va collocato negli sfumati territori dove la prosa e la poesia si incontrano, flirtano e pensano insieme.

    Voci, personaggi e apparizioni simboliche allestiscono un concerto e una danza in cui la discesa agli inferi, la meditazione sulla morte e cioè sulla vita, le reminiscenze e le esperienze del passato raggiungono le zone dove stanno, stratificati, i nostri depositi di archetipi e strutture simboliche. Io, Noi, Loro, Lei, Voi, Tu, sono come proiettili sparati nel testo: lo crivellano con il loro portato denotativo e la complessità delle loro reciproche relazioni. In questa discesa ci si perde e come per miracolo ci si ritrova. Fronteggiare la morte, tanto come corpi quanto come pensieri e figure, è il perno della meditazione concertata da Petruccioli, così densa di musicalità e ritmi da coinvolgere le nostre sensibilità di lettori a molti livelli.

    La sensibilità di Petruccioli alla lingua italiana incorpora come un lievito le sue frequentazioni in qualità di squisito traduttore da altre letterature e spesso avvampano nelle sue pagine visioni che giungono anche da questi ulteriori territori linguistici e testuali. Ne deriva una lingua che senza tregua cresce e fermenta dal proprio interno sfoderando figure impressionanti per nitore e rilevanza (La vecchia, La pazza...). Il testo è ricco di indicazioni per partitura musicale, che alludono all’universo sinfonico che qui ci accoglie con suggerimenti del tempo e del ritmo che la lettura ci chiede (Largo, Allegretto a tempo di swing, Adagio, Rondò un poco maestoso...) per poterne più compiutamente godere.

    Testo sorprendente: un faccia a faccia rigogliosamente, incoercibilmente vitale con la morte.

     

    Daniele Petruccioli è traduttore di romanzi da portoghese, francese e inglese. Insegna Traduzione Editoriale e Teoria della Traduzione all’università di Roma UNINT. Ha esordito con il volume di poesia Sonderkommando (Zona, 2007), ha pubblicato articoli e saggi sul tradurre, come Le pagine nere (La Lepre, 2014), racconti e romanzi, tra i quali ricordiamo La casa delle madri del 2020 (nella dozzina del premio Strega) e Si vede che non era destino del 2023 (premio Letterario Basilicata), entrambi per TerraRossa Edizioni. Vive a Roma.

  • Mario Merz. Qualcosa che toglie il peso

    pagine: 24
    formato: 23 x 27 cm
    data di pubblicazione: ottobre 2024
    confezione: brossura punto Omega
    lingua: italiano/inglese
    isbn 9788877573247

     



    €5,00

    Il catalogo documenta le mostre di Mario Merz Qualcosa che toglie il peso e che mantiene l'assurdita e la leggerezza della favola, allestite alla Fondazione Merz rispettivamente dal 8 luglio al 6 ottobre 2024 e dal 28 ottobre 2024 al 2 febbraio 2025.

  • Echos n.1

    Echos

    a cura di Sergio Ariotti

    pagine: 92
    formato: 18 x 25 cm
    data di pubblicazione: maggio 2025
    confezione: brossura
    lingue: italiano/inglese
    isbn 9788877573209



    €12,00

    All’interno del progetto Echos, un pas de deux tra arte visiva e teatro, i due artisti, Alfredo Jaar e Romeo Castellucci, uno per ognuno dei due linguaggi, si trovano a rispondere alle stesse domande, come di fronte a un immaginario specchio. La struttura del doppio, dello specchio appunto, riflette e incrocia idealmente i differenti sguardi, gli approcci e i risultati che trovano – non a caso – sorprendenti comunanze. Alfredo Jaar e Romeo Castellucci, personaggi di spicco nella crea-zione contemporanea, sono i protagonisti del primo volume.

    (In occasione del Festival delle Colline Torinesi, in anteprima assoluta, attualmente disponibile sul sito hopefulmonster e nel bookshop della Fondazione Merz di Torino).

     

    Romeo Castellucci, regista, creatore di scene, luci e costumi, è tra i più significativi autori del teatro contemporaneo. Diplomato in pittura e scenografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna, nel 1981 è co-fondatore della Socìetas Raffaello Sanzio. Nel 2005 è stato direttore della sezione teatro della Biennale di Venezia e nel 2008 è stato artista associato della 62a edizione del Festival d’Avignon. Vincitore del Leone d’oro alla carriera nel 2013, l’anno successivo gli è stata conferita la laurea ad honorem in musica e teatro dall’Università di Bologna. Tra le sue creazioni più recenti: le opere teatrali Il Terzo Reich (2020), Bros (2021), la regia delle opere liriche Pavane für Prometheus IX (2021) e Il Castello di Barbablù (2022), l’azione pubblica Milano (2021) e l’installazione domani (2022).

    Alfredo Jaar è un artista, architetto e regista cileno Vive e lavora a New York. Ha studiato architettura durante il regime dittatoriale in Cile e si è trasferito a New York nel 1982. Il suo lavoro si concentra su questioni socio-politiche, sulla semiotica delle immagini, sui temi dell’utopia e del fallimento. Ha partecipato alla Biennale d’Arte di Venezia (1986, 2007, 2009, 2013), alla Biennale di San Paolo (1987, 1989, 2010, 2021) e a Documenta (1987, 2002). Ha ricevuto l’Hiroshima Art Prize nel 2018 e l’Hasselblad Award nel 2020. Le sue opere sono state esposte in tutto il mondo.