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pubblicazioni
  • Mainolfi / Bestiario

    a cura di Guido Curto e Clara Goria

    pagine: 96
    formato: 20 x 24 cm
    data di pubblicazione: novembre 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn 9788877573254



    €18,00

    Luigi Mainolfi (Rotondi, 16 febbraio 1948) è uno scultore italiano che, noto a livello internazionale, è uno dei principali rappresentanti della cosiddetta scultura post-concettuale, impostasi al principio degli anni Ottanta.

    Oltre venti sculture di Luigi Mainolfi, realizzate tra il 1978 e il 2020, sono state ospitate nella Corte d’Onore, nel Gran Parterre dei Giardini della Reggia di Venaria e nella Cappella di Sant’Uberto nell’estate del 2024.

    Dalle sculture a tema zoomorfo deriva il titolo, Bestiario, che rimanda ai codici miniati medievali illustrati con animali reali e immaginari, ma anche alla zoologia fantastica di Jorge Luis Borges. Un tema ricorrente in Mainolfi, già autore del Bestiario del Sole con le sue policrome creature metamorfiche tra mito e fiaba. Il Bestiario mainolfiano si insedia nelle architetture, invade le verdi geometrie dei giardini ed entra in contatto con la viva presenza di cerbiatti e altra fauna selvatica del parco e del bosco circostante. Creature fantastiche e mutanti, in dialogo con le favole e gli animali modellati e dipinti della Reggia di Venaria, interamente dedicata nel Seicento al mito di Diana, dea della luna e della caccia.

     

    Luigi Mainolfi (1948) pratica una scultura realizzata con materiali naturali come terracotta, gesso, legno, pietra lavica, o fusioni in bronzo, elaborando un suo personale linguaggio attraverso cui evoca le culture popolari del nostro Paese.

    Mostra Mainolfi. Sculture. Bestiario

    La Venaria Reale, Venaria, Torino, 21 Giugno 2024 – 10 Novembre 2024

  • Dispaccio lettone

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 80
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: ottobre 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn: 9788877573285



    €12,00

    Da dove ci arriva questa lunga bellissima frase di Sara Fruner, fatta di immagini e di suoni, di luoghi e di pensieri, di sradicamenti e prese di possesso dell’alieno, questa frase che canta mentre racconta, che vede mentre chiude gli occhi, che ci porta con sé e non ci lascia mai soli, mai indietro, mai distratti, che però ci allevia dal presente e ci invita allo svago del viaggio, dell’incontro inaspettato, in una Lettonia che come una sfera riflette sulla sua superficie cromata tutto l’universo?
    Quale silenzio questa musica vivente va a increspare, con il suo ritmo perfetto, il suo impensato canto polifonico ma gregoriano? Che tragitto compie questa scrittura, quale mondo trafigge, come ne esce? Dove va a finire tutta la melodia di cui è composta, in quale silenzio ritorna? Nello stesso silenzio da cui ci è arrivata?
    Ritorna in un silenzio che è radicalmente diverso da quello da cui proviene. In ciò consiste l’arricchimento che l’arte letteraria ci regala. Forse non esiste un finale di frase così drasticamente opposto al suo inizio. Di certo non in una frase così gentile.

     

    Sara Fruner, nata a Riva del Garda, laureata in inglese e specializzata in traduzione letteraria, ha abitato per gli ultimi nove anni a New York, dove è stata docente di italiano presso la New York University e il Fashion Institute of Technology. Dal 2025 abita a Firenze, e continua a insegnare italiano. A L’istante largo, suo romanzo d’esordio (Bollati Boringhieri, 2020 e 2022), che le è valso il secondo posto al premio Nazionale Severino Cesari Opera Prima 2021, sono seguiti La notte del bene (Bollati Boringhieri, 2022) e La luce laggiù (Neri Pozza, 2025). In poesia alterna volumi in italiano e in inglese: Bitter Bites from Sugar Hills (Bordighera Press, 2018), Lucciole in palmo alla notte (Supernova, 2019), La rossa goletta (Crocetti, 2024). I suoi articoli di cinema, arte e letteratura sono apparsi sulle riviste La Voce di New YorkCinematoGraphieMagazzino 23Brick, e dal 2024 tiene “Cine-gate”, una rubrica di recensioni cinematografiche sulla pagina culturale di Gate. Fra le sue traduzioni di prosa e poesia figurano opere di Dionne Brand, Monique Truong, Sello Duiker, Raj Rao, Marie-Helene Bertino, Jane Hirshfield e W. S. Merwin. È stata accettata in numerose residenze per scrittori e traduttori, fra cui Bogliasco Foundation, Emily Harvey Foundation, The Studios of Key West, Banff Center for the Arts, Übersetzerhaus Looren, Casa delle Traduzioni di Roma.

  • Echos n. 2

    Echos

    a cura di Sergio Ariotti

    pagine: 60
    formato: 15 x 21 cm
    data di pubblicazione: ottobre 2025
    confezione: brossura
    lingue: italiano
    isbn 9788877573315



    €9,50

    L'aura rubata dal ragno

    di Paolo Pomati

     

    Chi cercano a Sanremo negli anni Trenta Walter Benjamin e Luigi Pirandello? L’uno si rifugia alla pensione Villa Verde dall’ex moglie Dora che la gestisce, l’altro insegue un sogno d’amore che ha nome Marta Abba, proprietaria di un pied-à-terre nella città vecchia. Ma Benjamin e Pirandello avrebbero potuto incontrarsi? E che si sarebbero detti?

     

    Walter Benjamin, filosofo, critico letterario e sociologo tedesco di famiglia ebraica (Berlino, 1892 – Port Bou, Spagna, 1940). La sua riflessione filosofica, segnata da una forte antisistematicità e orientata da temi teologici attinti alla tradizione cabbalistica, fu inizialmente rivolta al linguaggio, anche per via del suo lavoro di traduzione. Continuò nella sua attività saggistica letteraria, ma si dedicò poi con maggiore attenzione a questioni estetiche e di sociologia dell’arte; il suo contributo di maggior rilievo in questo ambito è il celebre saggio Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit del 1936.

    Luigi Pirandello, drammaturgo e narratore (Agrigento, 1867 – Roma, 1936). Apprezzato scrittore, rivoluzionò il teatro del Novecento, divenendo uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi. Pur prendendo le mosse dal Verismo di scuola siciliana, nella sua opera si delineano una visione angosciosamente relativistica della vita e del mondo, che precorre temi definitivamente moderni. Fu il teatro, però, a diffondere ovunque la sua fama: dalla commedia borghese degli esordi, nella cosiddetta seconda maniera il dramma dell’essere e del parere lievita in simbolo e allegoria dell’esistenza.

  • Emilio Prini

    Ultralibri

    a cura di Beatrice Merz
    pagine: 272
    formato: 16,5 x 22 cm
    data di pubblicazione: giugno 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano/inglese

    isbn: 9788877572837



    €35,00

    Figura tra le più singolari dell’arte italiana del secondo Dopoguerra, “un artista che si muove nel vuoto” come ebbe a definirlo Germano Celant, Prini sembra sfuggire, forse intenzionalmente, a qualsiasi definizione possibile. A partire dalle oltre quaranta opere, dal 1966 al 2016, nucleo centrale della prima retrospettiva dalla morte, tenutasi presso la Fondazione Merz dal 28 ottobre 2019 al 9 febbraio 2020, il volume attiva una riflessione critica e storica intorno all’esperienza di uno dei più interessanti e discussi rappresentanti dell’Arte Povera. Una posizione trasgressiva, quella di Prini, o se vogliamo ortodossa nei confronti della pratica artistica e dei codici del sistema dell’arte che insegna la possibilità di cogliere il valore della contraddizione e del dubbio. Un passaggio dell’arte e dell’artista nella vita, o meglio come egli stesso ha definito “non azione ma estensione biologica del sé”, nella contemporaneità che contraddistingue un lavoro di estrema attualità e pronto al confronto con le nuove generazioni.

    Il volume, a cura di Beatrice Merz, include un testo inedito di Luca Lo Pinto, un dialogo storico e mai pubblicato tra l’artista e Hans Ulrich Obrist e una ricca antologia con testi di Adachiara Zevi, Germano Celant e Lorenzo Benedetti. Il libro si giova di un ricco apparato iconografico, con oltre 150 immagini di opere e documenti.

     

    Emilio Prini (Stresa, 1943 – Roma, 2016) è stato un protagonista dell’Arte Povera, uno dei movimenti artistici recenti più influenti e radicali, fortemente connesso al contesto politico e sociale della seconda metà del XX secolo.

  • La bohème

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 120
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: giugno 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn: 9788877573292



    €12,00

    All’incirca dalle parti dove il 44° parallelo Nord interseca l’8° meridiano Est c’è un luogo della memoria che Marco Drago fa vivere sulla pagina con perizia magistrale. Drago convoca i suoi esseri umani in una specie di presepe vivente che al posto del Bambino ha una Birreria. Per quanto la scrittura di questo autore sia di presa immediata sul lettore, rasoterra nei suoi tragitti scattanti, concreta al punto di essere decodificata prima dai corpi e solo in seguito dalle menti, l’esito di ogni suo testo contiene compressa e compatta una assai articolata visione del mondo e una visione della vita dolente ma divertita, desolata ma sontuosa, sarcastica ma appassionata: disperata e mistica.

    Drago, come tutti coloro con un talento puro per la scrittura, è inimitabile sotto molti aspetti. In particolare ha una capacità misteriosa che gli permette di rovesciare totalmente il rapporto tra ciò che intendiamo con “persona” e ciò che intendiamo con “personaggio”, cioè tra le sue pagine vivono e si incontrano persone che tutto lascia intendere fossero nella vita reale dei (bei) personaggi. Ciascuno con un tic, o una fantasia, o una delusione inemendabile, o una debolezza, o uno stigma, o un’adesione identitaria a ruoli sociali transeunti, o una pulsione invincibile, un talento artistico da dissipare, un innamoramento.

    Nel suo presepe le persone di bella interiorità convivono con gli scoppiati più alla deriva. Tutti nel catino della vita e del tempo trituratore. Tutti amati e burlati in un unico gesto dall’autore. Intorno alla Birreria convergiamo anche noi lettori, perché sentiamo che lì c’è una pulsazione sotterrata e percepiamo che solo uno che scriva come Marco Drago può renderla così immediata.

    Secco, struggente, definitivo il finale. Di questa piccola e universale Bohème.

     

    Marco Drago è scrittore, traduttore e conduttore radiofonico. Ha pubblicato: L’amico del pazzo e altri racconti (Feltrinelli, 1998), Cronache da chissà dove (Minimum Fax, 2000), Domenica sera (Feltrinelli, 2001), Zolle (Feltrinelli, 2005), La vita moderna è rumenta (Feltrinelli, 2012), La prigione grande quanto un paese (Barbera Editore, 2013), Baladin, la birra artigianale è tutta colpa di Teo, con Teo Musso (Feltrinelli, 2013), Sesso calcio e rock and roll (Feltrinelli, 2014) e Innamorato (Bollati Boringhieri, 2023). Ha tradotto molti libri dall’inglese per i maggiori editori italiani. Tra il 2000 e il 2025 ha scritto e condotto con Gaetano Cappa trasmissioni radiofoniche per RadioRai, Radio24 e RSI. Fa parte della factory artistica Istituto Barlumen.

  • Il mio amico Bill Clinton

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 80
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: marzo 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn: 9788877573223



    €12,00

    Questa è l’incantevole storia di un’amicizia tra un adulto e un bambino che ha inizio dal comune amore per i fumetti (Asterix, Alan Ford, Tex Willer). L’adulto è l’autore, il bambino è Bill Clinton, cioè il suo nome di battesimo è Bill Clinton (il cognome è un altro).

    La storia qui narrata già di per se stessa calamita la simpatia del lettore: è curiosa, originale nella sua quieta quotidianità, contemporaneamente e inscindibilmente buffa e serissima. Ma siccome (tendiamo sempre a dimenticarcelo) nessuna storia esiste se non è raccontata, è importante soprattutto dire che è il modo di narrare di Ugo Cornia a generare l’incanto. La sua voce, inimitabile, suona in ogni frase, in ogni accostamento, in ogni dissimulato scatto dell’intelligenza. La sua scrittura, in tutti i suoi testi, è una specie di canto che risuona con discrezione ma infinita precisione nella nostra letteratura. È fatta di timbri, melodie, andamenti prosodici e ritmi talmente personali da identificare questo autore più delle sue impronte digitali. Ti prende senza che tu te ne accorga, ti culla, ti conduce, ti imbambola.

    Scrittura e voce sono una medesima cosa in Cornia, lo stesso respiro, e sempre quando lo si legge contemporaneamente lo si ascolta. Con un grado assoluto di sottigliezza e purezza, un indefinibile umorismo a poco a poco, senza scatti, senza fretta, persino con malinconia, ci offre una lente ulteriore attraverso cui osservare la vita e l’esperienza, come se fosse il dono prezioso di un ipnotista gentile.

     

    Ugo Cornia è nato a Carpi e vive a Modena. Laureato in filosofia a Bologna, ha insegnato in varie scuole superiori e da anni insegna italiano all’I.I.S. Venturi di Modena. Il suo romanzo d’esordio Sulla felicità a oltranza, del 1999 con Sellerio, l’ha posto tra i più interessanti narratori italiani contemporanei. Tra i suoi lavori ricordiamo: Modena è piccolissima, illustrato da Giuliano Della Casa (EDT, 2009); Autobiografia della mia infanzia (Topipittori, 2010); Il professionale. Avventure scolastiche (Feltrinelli, 2012); Sono socievole fino all’eccesso. Vita di Montaigne (Marcos y Marcos, 2015); La vita in ordine alfabetico (La Nave di Teseo, 2021) e Le storie di mia zia (Quodlibet, 2023).