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pubblicazioni
  • Clic

    Pennisole

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 80
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: giugno 2023
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn 9788877573018



    €12,00

    Nel monologo "Clic", dell’indimenticabile autore di "Codice", la scena è accennatamente ospedaliera. Esiste, evocato da un mero nome, il che ne fa un personaggio assai potente, un certo dr. Dickmans. Il monologante parla apparentemente a ruota libera di temi e questioni varie, produce proprie riflessioni su di sé, sul mondo, sulla situazione che sta vivendo. Ma noi seguiamo questa voce con un’inquietudine crescente, poiché ci appare a ogni passo sempre più chiaro che l’andamento stesso del raccontare è il racconto, non ciò che la voce dice. Infatti la voce viene spesso interrotta da un segno/suono, cioè “clic”, che spezza il suo corso così come contemporaneamente spezza la nostra ricostruzione mentale della scena.
    Le continue fratture sono quindi tanto del monologante quanto del lettore/ascoltatore. Questo semplice ma geniale “clic” ci lega al monologante più di qualunque altra trovata empatica, o narrativa, o visiva, o esperienziale.

     

    Mario Giorgi è nato a Bologna nel 1956. Ha scritto testi per radio, teatro, tv. Ha pubblicato Codice (Bollati Boringhieri 1994), Biancaneve (Bollati Boringhieri 1995), Sulla torre antica (Portofranco 1998), 23 : 59 (Rai Eri 1999), Torpore (Portofranco 2001), Alter E (Un fagiano) (:duepunti 2010), Società del Programma Spaziale (CS_libri 2016), Configurazione Alieno (CS_libri 2019), Fiori (Tiemme 2019).

  • Il tempo che rimane

    La stanza del mondo

    postfazione di Matteo Maria Zuppi
    pagine: 144
    formato: 16 x 22,5 cm
    data di pubblicazione: maggio 2023
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn 9788877572981



    €20,00

    Belma Goralija è andata via improvvisamente. Non ho avuto il tempo di incontrarla nella sua casa o al caffè, come avevo pensato. Neppure ho avuto il tempo di tornare a Sarajevo, dove viveva. Complice la pandemia che ha cancellato il biglietto aereo che avevo acquistato due anni fa. Ora rimpiango questo tempo perduto da parte mia e mi sconvolge il tempo vorace della natura umana, in cui scorrono i nostri giorni. Non potremo incontrarci, parlare, ascoltare. Non potrò più scrivere quello che avrei potuto scrivere. Allora io e chiunque altro può chiedere: che fare del tempo che rimane? Proprio quel tempo, il nostro tempo che ci rimane da vivere. Prima era il tempo di correre, di scrivere, ogni giorno. Di raccontare agli altri quello che la vita quotidiana dischiudeva. Oggi mi sembra il tempo di afferrare i ricordi di chi abbiamo incontrato, perché hanno qualcosa o forse tanto da insegnare. Questo verbo mi sembra bellissimo. Il tempo che rimane è attraversato dai loro volti, dalle loro storie, da quello che ci hanno insegnato. L’indice del libro saranno le lettere dei loro nomi.

     

    Filippo Landi nasce a Roma nel 1954. Si laurea in Scienze Politiche all’Università La Sapienza di Roma. Nel 1978 partecipa alla fondazione del settimanale "Il Sabato". Entra in Rai nel 1987. Corrispondente in Arabia Saudita e in Kuwait durante la Prima Guerra del Golfo, poi in ex Jugoslavia e a Sarajevo, durante gli anni dell’assedio, in Kosovo e in Albania. Nel 2001 torna in Medio Oriente, come corrispondente della Rai a Il Cairo e dal 2003 a Gerusalemme, dove rimane fino al 2014. Sulla sua esperienza in Kosovo ha scritto Un treno per Blace (La Meridiana, 1999).

  • Ruzzoloni

    Pennisole

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 120
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: aprile 2023
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn 9788877573001



    €12,00

    Con la maturità stilistica e l’abilità di strutturare temporalmente la narrazione che hanno richiamato su di lei l’attenzione fin dal suo recente esordio, Francesca Zupin costruisce un racconto limpidissimo in perfetto equilibrio tra dolore e grazia. Ricomponendo in una sequenza caleidoscopica un quarantennio di vite, Zupin ci porge una storia di amori sottotraccia, di quasi amicizie, di morti silenziose, di relazioni disincantate: ma in verità l’incanto è tutto profondo ed è fatto di sentimenti e disillusioni potenti che si muovono sotto le vite dei personaggi come lontani, invincibili magneti. Il fulcro sta nel personaggio di Nina, una figura che resterà nelle meditazioni che saprà suscitare nei lettori e nei loro cuori. Zupin tratteggia con eleganza i luoghi che accolgono queste vicende piccole e intimamente grandissime, la città di mare, i suoi gentili e struggenti luoghi d’incontro, due balconi, una pasticceria, certi gradini. Con altrettanta finezza convoca luoghi lontani – Stati Uniti, Germania – con partenze, ritorni, una nave che salpa, lettere che arrivano. Il timbro sicuro della voce di questa scrittrice, una singolare miscela di sontuosità e di sobrietà, è una nuova e bella presenza nella nostra letteratura.

     

    Francesca Zupin è nata a Trieste. Si è laureata all’Università Bocconi di Milano e ha conseguito un master alla Scuola Holden. Lavora in un’università scientifica internazionale in Medio Oriente. Ha esordito nel 2022 con il romanzo Salvamento (Bollati Boringhieri Editore).

  • Stiratore di luce

    Pennisole

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 88
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: aprile 2023
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn 9788877572998



    €12,00

    Bodo vive con la mamma nei pressi del Lorettoberg. Bodo e la mamma lavorano nella loro bottega: lavano, stirano. A Bodo piace molto stirare. Quando è possibile, prima di andare a dormire, si affaccia alla finestra e la brezza che scende dal Lorettoberg lo conforta. Bodo si addormenta malinconico e sereno. È un cuore semplice, ma ha degli entusiasmi a volte sconvolgenti, tenuti calmi farmacologicamente. Bodo ama la mamma. Bodo si innamora di una cliente. Quando questa, con la sua famiglia, tornerà nel suo paese poco oltre il vicino confine, l’amore di Bodo prenderà possesso di tutto Bodo. La maestria di Franco Stelzer ci regala un personaggio meraviglioso, una presenza che non si dimentica. Il testo, con nervature mitteleuropee, viene intarsiato con una lingua profondamente italiana, bella come un cristallo di neve. Un racconto la cui dose precisa e misurata di incanto rende la prosa e il suo ritmo capaci di dipingere una simile creatura, Bodo, aderendo alla sua delicata demenza con tutta la complessità e l’intelligenza della voce che la narra. La sua empatia verso la figura che sta inventando è totale, con una punta di durezza crudele che riguarda sì Bodo, ma soprattutto, esemplarmente attraverso lui, tutti quanti noi. Questa storia d’amore è un sussurro potente. Il dolore assoluto che gli corre dentro, però, arriva al traguardo solo per secondo, perché a vincere, sul filo di lana, è invece una misteriosa e inalienabile felicità.

     

    Franco Stelzer è nato nel 1956 a Trento, dove è tornato a vivere nel 2002, dopo lunghi soggiorni a Bologna e in Germania. Ha lavorato per molti anni come insegnante di Lettere al Liceo linguistico. Traduttore dal tedesco (Perutz, Ungar, Tumler, Gruenbein), ha pubblicato per Einaudi i volumi di racconti Ano di volpi argentate (2000), Il nostro primo, solenne, stranissimo Natale senza di lei (2003) e per Edizioni Il Maestrale il romanzo Matematici nel sole (2009). Nel 2018 ha pubblicato, sempre per Einaudi, il romanzo Cosa diremo agli angeli.

  • L'archivio dei danni collaterali

    La stanza del mondo

    traduzione dall'arabo di Ada Barbaro
    postfazione della traduttrice
    pagine: 248
    formato: 16 x 22,5 cm
    data di pubblicazione: aprile 2023
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn 9788877572974



    €24,00

    Namir, un giovane studioso iracheno che ha conseguito il dottorato ad Harvard, viene assunto da alcuni registi per documentare la devastazione dell'invasione dell'Iraq nel 2003. Durante un'escursione a Baghdad, Namir si avventura in via al-Mutanabbi, famosa per le sue librerie, dove incontra Wadud, un eccentrico librario che sta cercando di catalogare tutto ciò che è stato distrutto dalla guerra: da oggetti, edifici, libri e manoscritti, flora e fauna a esseri umani. Namir rimane ossessionato dall'archivio di Wadud e, ripensando alla sua vita a New York, scopre quanto sia profondamente intrecciata ai frammenti del passato e del presente della sua terra. Quasi un "esercizio di paesaggio", stilisticamente ambizioso, tra i relitti della guerra e il potere della memoria.

     

    Sinan Antoon, nato e cresciuto a Baghdad, è poeta, romanziere, traduttore e accademico. Negli Stati Uniti ha conseguito un dottorato in Letteratura araba nel 2006. Sue poesie e saggi sono apparsi in diverse riviste, in inglese e in arabo. Tra i suoi romanzi pubblicati ricordiamo Wahdaha Shajarat al-Rumman ("Solo il melograno") del 2010, vincitore del Best Arab Book Award nel 2014. Attualmente è professore associato presso la Gallatin School della New York University e co-fondatore e co-editore della rivista Jadaliyya.

  • Mario Merz Prize. Fourth Edition

    pagine: 48

    formato: 14,5 x 21 cm

    data di pubblicazione: novembre 2022

    confezione: brossura con sovracoperta e pieghevole

    lingua: italiano/inglese

    isbn: 9788877572936



    €15,00

    Il piccolo libro/catalogo raccoglie le biografie degli artisti e dei musicisti finalisti della Quarta Edizione del premio internazionale che la Fondazione Merz dedica alla figura e all’opera di Mario Merz cui è intitolata. Il Mario Merz Prize, creato nel 2013, infatti, nasce con la volontà di avviare un nuovo progetto proiettato verso il futuro dell’arte e di individuare e segnalare personalità nel campo dell’arte e consentire a giovani compositori di proporsi per un progetto innovativo di musica contemporanea.

    Le due sezioni del Premio, musica e arti visive, hanno visto per questa edizione la partecipazione degli artisti Yto Barrada, Paolo Cirio, Christina Forrer, Anne Hardy, He Xiangyu e di Koo Jeong A. I compositori finalisti sono stati Katherine Balch, William Dougherty, Farzia Fallah, Füsun Köksal e Claudia Jane Scroccaro. Il volume è completato dalle immagini delle opere facenti parte della mostra dei finalisti, allestita presso la Fondazione Merz di Torino dal 9 giugno al 25 settembre 2022.