Benedikt Livšic

L'arciere da un occhio e mezzo

introduzione e note di Jean Claude Marcadé
traduzione di Renata Francheschi
pagine: 344
formato: 16 x 22,5 cm
data di pubblicazione: luglio 1989
immagini: 44
confezione: brossura
lingua: italiano
isbn 98877570016



€18,08

“Il titolo è simbolico: l’arciere sciita, che rappresenta il creatore asiatico, lanciato al galoppo sul confine del mondo occidentale e orientale, col volto rivolto verso l’immenso Oriente (l’impero plurinazionale russo, la Persia, la Cina, il Giappone, l’India), solo con la metà di un occhio osserva quanto viene dall’Occidente. Il significato della metafora è chiaro, contestabile forse, ma deliberatamente provocatorio: l’arte russa d’avanguardia esiste in sé, trova sul suo terreno le forme necessarie, l’ispirazione creatrice”. Le memorie di Benedikt Livšic, che coprono un periodo cruciale dello sviluppo artistico in Russia, assumono un’importanza fondamentale nella ricostruzione dell’epopea della rivoluzione espressiva dei primi due decenni del XX secolo. Introduzione di Jean Claude Marcadé.

Benedikt Konstantinovich Livšic (1887-1938) fu un poeta e uno scrittore dell’Epoca d’argento della poesia russa e traduttore di poesie franco-russe. Nato da una famiglia ebrea, si laureò in legge all'Università di Kiev nel 1912. Fu arruolato nell'esercito russo e prestò servizio durante la prima guerra mondiale. Insieme a Wladimir Burliuk, David Burliuk, Vladimir Mayakovsky e Vasily Kamensky fu membro e cofondatore del grande gruppo futurista russo Hylaea. Nel 1938 fu vittima delle grandi purghe di Stalin.

Benedikt Livšic

L'arciere da un occhio e mezzo

introduzione e note di Jean Claude Marcadé
traduzione di Renata Francheschi
pagine: 344
formato: 16 x 22,5 cm
data di pubblicazione: luglio 1989
immagini: 44
confezione: brossura
lingua: italiano
isbn 98877570016



€18,08

“The title is symbolic: the Shiite archer, representing the Asian creator, galloping on the border between the Western and Eastern worlds, his face turned towards the immense East (the Russian multinational empire, Persia, China, Japan, India), with only half an eye observing what comes from the West. The meaning of the metaphor is clear, perhaps arguable, but deliberately provocative: Russian avant-garde art exists in itself; it finds the necessary forms, the creative inspiration, on its own terrain”. Benedikt Livšic's memoirs, which cover a crucial period of artistic development in Russia, are of fundamental importance in the reconstruction of the epic of the expressive revolution of the first two decades of the twentieth century. Introduction by Jean Claude Marcadé.