La storia dell’arte russa fra il 1919 e il 1930 offre numerosi esempi di collaborazione fra i pittori e gli scrittori che venivano a trovarsi a stretto contatto nei gruppi d’avanguardia. Anche Malevič, da parte sua, ritenendo i mezzi pittorici insufficienti a rispondere alle esigenze più precise di un nuovo discorso logico, nell’estate del 1919 abbandona temporaneamente la pittura per passare alla creazione di testi teorici. Rifiutando “l’imperfezione del pennello arruffato” a favore della “sottigliezza della penna”, Malevič varca il confine che separa il pittore dal filosofo. Non scriverà sul Suprematismo, ma scriverà da suprematista, traendo le conseguenze extra-pittoriche del nuovo significato da lui attribuito alla pittura.
Jean-Claude Marcadé, direttore di ricerca emerito presso il C.N.R.S Centre National de la Recherche Scientifique di Parigi, è curatore e commissario scientifico di numerose mostre tra cui la mostra monografica dedicata a Malevič presso il Musée des Beaux-Arts di Bilbao nel 2006.
Nadia Caprioglio, laureata presso l'Università degli Studi di Torino in Lingua e Letteratura russa, ha seguito il corso di dottorato di ricerca in Letterature Slave Comparate presso l'Università degli Studi di Milano e compiuto soggiorni di studio presso l'Istituto di Lingua e Letteratura russa A. Pushkin di Mosca, l'Università Lomosov di Mosca, l'Université Libre di Bruxelles e la University of Nebraska di Omaha. Ricercatrice presso l'Università degli Studi di Torino dal 1992, a partire dall'A.A. 1996-'97 occupa in affidamento la cattedra di Letteratura Russa Contemporanea presso la Facoltà di Scienze della Formazione dove tiene corsi dedicati alla poesia del '900 e seminari propedeutici sulla versificazione russa.