Pennisole
  • Camere oscure

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 88
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: febbraio 2024
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn: 9788877573070



    €12,00

    “La casa”, scrive Ernesto Aloia citando Gaston Bachelard, “è uno dei più potenti elementi di integrazione per i pensieri, i ricordi e i sogni dell’uomo”. La casa è quella di famiglia, costruita in pietra nel 1930, una casa di paese. La famiglia si ramifica verso il passato perdendo via via nitidezza, sfumando “nella grande dimenticanza”. L’alta scrittura di Aloia si muove tra le camere oscure della casa e della vita delle persone porgendo al lettore una fluida serie di immagini che si muovono come una danzatrice sul filo in un esercizio di equilibrismo accortissimo. L’esito di una tale unicità di tocco è una scrittura tanto potentemente evocativa quanto apparentemente scabra.

    Narratore disincantato, profondamente nutrito di grande letteratura, gentile per classe e non per timidezza, Ernesto Aloia imbastisce un ambiente incantato e lo fa con la concretezza delle pietre, ci porge un oggetto vaporoso di fantasmi e lo fa con uno sguardo acutissimo, ci invita a un concerto lussureggiante e lo fa in sordina.

     

    Ernesto Aloia è uno scrittore torinese nato nel 1965. Ha pubblicato per minimum fax le raccolte Chi si ricorda di Peter Szoke? (2003) e Sacra Fame dell’Oro (2006) a cui sono seguiti i romanzi I compagni del fuoco (Rizzoli, 2007), Paesaggio con incendio (minimum fax, 2011) e La vita riflessa (Bompiani, 2018).

  • Ritratto dell'autore da giovane statua

    Pennisole

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 80
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: ottobre 2023
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn: 9788877573049



    €12,00

    Gravitano attorno alla produzione maggiore di Andrea Canobbio, il cui esito maggiore è stato il monumentale “La traversata notturna” (La nave di Teseo, 2022), vari satelliti: testi brevi, apparentemente semplici, che toccano con delicatezza punti autobiografici, aspetti del carattere dell’autore medesimo. Questo “Ritratto” ne fa parte. La scrittura di Canobbio è probabilmente la più nitida e trasparente fra quelle nella nostra lingua e questa caratteristica tanto elegante quanto schiva talvolta evidenzia, talaltra cela, una complessità di composizione che è sempre ferrea e straordinariamente articolata. Il “Ritratto”, sotto la dichiarata valenza autobiografica, è soprattutto un gioco di nascondimento e di scoperta condotto a più livelli: l’autore commenta un proprio diario scritto nella giovinezza (squisita la gestione della distanza e della vicinanza), demolendolo, ricostruendolo, frammentandolo e ricomponendolo. In questa operazione Canobbio ci conduce all’interno della sua raffinata officina di scrittura e ci mostra alcuni dei suoi utensili: l’immagine, la fotografia, il ricordo, il puzzle, la cassetta di strumenti di precisione da applicare alla confusione del caos. Questo satellite autobiografico (non solamente “auto” e anche “bio/grafico”) è definibile come “perla”.

     

    Andrea Canobbio nasce nel 1962 a Torino, dove vive e lavora nel campo dell'editoria. I suoi libri sono: la raccolta di racconti Vasi cinesi (Einaudi, 1989), con cui ha vinto il premio Grinzane opera prima e il premio Mondello opera prima; i romanzi Traslochi (Einaudi, 1992), Padri di padri (Einaudi, 1997), Indivisibili (Rizzoli, 2000), finalista premio Strega, Il naturale disordine delle cose (Einaudi, 2004), premio Brancati, e Tre anni luce (Feltrinelli, 2013), premio Mondello opera italiana; e infine i due brevi testi autobiografici Presentimento (Nottetempo, 2007) e Mostrarsi (Nottetempo, 2011). Nel 2022 ha pubblicato il libro La traversata notturna (La nave di Teseo), finalista premio Strega 2023.

  • Brasilampi

    Pennisole

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 152
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: ottobre 2023
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn: 9788877573032



    €12,00

    La scrittura di Marta Cai è difficilmente inquadrabile: si può solo rimanere spiazzati di fronte alle novità di stile, di pensiero, di impostazione, di relazione tra la parola e il senso che ne scaturisce. L’inusuale mescolanza di intelligenza e sensorialità, il rispecchiamento tra andamento sintattico e gestualità percettiva di questa autrice trasferitasi da poco dall’Italia in Brasile ci regala questi “Brasilampi”, testi che ricordano le cosiddette “cronache”, brevi componimenti senza genere, epifanie del quotidiano o riflessioni sui massimi sistemi dove tutto è permesso tranne l’ovvio, solidamente presenti nella letteratura brasiliana ma non così codificati in Europa. Marta Cai (scrittrice “psicogeografica” e “situata”) non ci racconta il Brasile, non lo costringe in categorie, in descrizioni, in interpretazioni, ma al contrario e con assoluto rispetto se ne fa permeare. Raggiunge così uno spazio affascinante, tanto geografico quanto interiore. Entra (e noi con lei) in una radura ancestrale: quella della non comprensione, dell’impatto preverbale con l’esistente. Registra al suo cospetto, come un sismografo sensibilissimo, le proprie native illuminazioni, come se fossero lallazioni (mentre invece sono vertiginose acrobazie lessicali e sintattiche). Così dal Brasile lampeggiano lampi inaspettati, allestiti con perizia in una struttura nascosta, ma potente, circolare, onnipresente. Non possiamo chiamarli “racconti”, sebbene siano popolati di personaggi colti in momenti peculiari; non possiamo chiamarli “capitoli di un romanzo”, sebbene l’autrice li componga in un arco narrativo unitario; non possiamo chiamarli “schizzi”, sebbene la scrittrice proceda anche qui, come nelle sue opere precedenti (“Enti di ragione”, SuiGeneris, 2019 e “Centomilioni”, Einaudi, 2023), con rapidi angoli, inattese divaricazioni, imprevedibili carotaggi nel profondo. Possiamo chiamarli “Brasilampi”, e così faremo.

     

    Marta Cai è nata a Canelli nel 1980 e vive da qualche anno a Curitiba, in Brasile. Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati su riviste («inutile», «il Reportage»), in antologie (Ti racconto una canzone, Arcana 2022; Overlook loop, Collana Trema Edizioni Arcoiris 2023; Splendere ai margini, Oligo Editore 2023) e nel 2019 nella raccolta Enti di ragione (Edizioni SuiGeneris). Per Einaudi ha pubblicato Centomilioni (2023), finalista premio Campiello, e per Tetra Edizioni Tipopsicanalisi (2023).

  • Clic

    Pennisole

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 80
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: giugno 2023
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn 9788877573018



    €12,00

    Nel monologo "Clic", dell’indimenticabile autore di "Codice", la scena è accennatamente ospedaliera. Esiste, evocato da un mero nome, il che ne fa un personaggio assai potente, un certo dr. Dickmans. Il monologante parla apparentemente a ruota libera di temi e questioni varie, produce proprie riflessioni su di sé, sul mondo, sulla situazione che sta vivendo. Ma noi seguiamo questa voce con un’inquietudine crescente, poiché ci appare a ogni passo sempre più chiaro che l’andamento stesso del raccontare è il racconto, non ciò che la voce dice. Infatti la voce viene spesso interrotta da un segno/suono, cioè “clic”, che spezza il suo corso così come contemporaneamente spezza la nostra ricostruzione mentale della scena.
    Le continue fratture sono quindi tanto del monologante quanto del lettore/ascoltatore. Questo semplice ma geniale “clic” ci lega al monologante più di qualunque altra trovata empatica, o narrativa, o visiva, o esperienziale.

     

    Mario Giorgi è nato a Bologna nel 1956. Ha scritto testi per radio, teatro, tv. Ha pubblicato Codice (Bollati Boringhieri 1994), Biancaneve (Bollati Boringhieri 1995), Sulla torre antica (Portofranco 1998), 23 : 59 (Rai Eri 1999), Torpore (Portofranco 2001), Alter E (Un fagiano) (:duepunti 2010), Società del Programma Spaziale (CS_libri 2016), Configurazione Alieno (CS_libri 2019), Fiori (Tiemme 2019).

  • Ruzzoloni

    Pennisole

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 120
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: aprile 2023
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn 9788877573001



    €12,00

    Con la maturità stilistica e l’abilità di strutturare temporalmente la narrazione che hanno richiamato su di lei l’attenzione fin dal suo recente esordio, Francesca Zupin costruisce un racconto limpidissimo in perfetto equilibrio tra dolore e grazia. Ricomponendo in una sequenza caleidoscopica un quarantennio di vite, Zupin ci porge una storia di amori sottotraccia, di quasi amicizie, di morti silenziose, di relazioni disincantate: ma in verità l’incanto è tutto profondo ed è fatto di sentimenti e disillusioni potenti che si muovono sotto le vite dei personaggi come lontani, invincibili magneti. Il fulcro sta nel personaggio di Nina, una figura che resterà nelle meditazioni che saprà suscitare nei lettori e nei loro cuori. Zupin tratteggia con eleganza i luoghi che accolgono queste vicende piccole e intimamente grandissime, la città di mare, i suoi gentili e struggenti luoghi d’incontro, due balconi, una pasticceria, certi gradini. Con altrettanta finezza convoca luoghi lontani – Stati Uniti, Germania – con partenze, ritorni, una nave che salpa, lettere che arrivano. Il timbro sicuro della voce di questa scrittrice, una singolare miscela di sontuosità e di sobrietà, è una nuova e bella presenza nella nostra letteratura.

     

    Francesca Zupin è nata a Trieste. Si è laureata all’Università Bocconi di Milano e ha conseguito un master alla Scuola Holden. Lavora in un’università scientifica internazionale in Medio Oriente. Ha esordito nel 2022 con il romanzo Salvamento (Bollati Boringhieri Editore).

  • Stiratore di luce

    Pennisole

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 88
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: aprile 2023
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn 9788877572998



    €12,00

    Bodo vive con la mamma nei pressi del Lorettoberg. Bodo e la mamma lavorano nella loro bottega: lavano, stirano. A Bodo piace molto stirare. Quando è possibile, prima di andare a dormire, si affaccia alla finestra e la brezza che scende dal Lorettoberg lo conforta. Bodo si addormenta malinconico e sereno. È un cuore semplice, ma ha degli entusiasmi a volte sconvolgenti, tenuti calmi farmacologicamente. Bodo ama la mamma. Bodo si innamora di una cliente. Quando questa, con la sua famiglia, tornerà nel suo paese poco oltre il vicino confine, l’amore di Bodo prenderà possesso di tutto Bodo. La maestria di Franco Stelzer ci regala un personaggio meraviglioso, una presenza che non si dimentica. Il testo, con nervature mitteleuropee, viene intarsiato con una lingua profondamente italiana, bella come un cristallo di neve. Un racconto la cui dose precisa e misurata di incanto rende la prosa e il suo ritmo capaci di dipingere una simile creatura, Bodo, aderendo alla sua delicata demenza con tutta la complessità e l’intelligenza della voce che la narra. La sua empatia verso la figura che sta inventando è totale, con una punta di durezza crudele che riguarda sì Bodo, ma soprattutto, esemplarmente attraverso lui, tutti quanti noi. Questa storia d’amore è un sussurro potente. Il dolore assoluto che gli corre dentro, però, arriva al traguardo solo per secondo, perché a vincere, sul filo di lana, è invece una misteriosa e inalienabile felicità.

     

    Franco Stelzer è nato nel 1956 a Trento, dove è tornato a vivere nel 2002, dopo lunghi soggiorni a Bologna e in Germania. Ha lavorato per molti anni come insegnante di Lettere al Liceo linguistico. Traduttore dal tedesco (Perutz, Ungar, Tumler, Gruenbein), ha pubblicato per Einaudi i volumi di racconti Ano di volpi argentate (2000), Il nostro primo, solenne, stranissimo Natale senza di lei (2003) e per Edizioni Il Maestrale il romanzo Matematici nel sole (2009). Nel 2018 ha pubblicato, sempre per Einaudi, il romanzo Cosa diremo agli angeli.