teatro
  • Anteprima
    Romeo Castellucci e Alfredo Jaar

    Echos n.1

    Echos

    a cura di Sergio Ariotti

    pagine: 92
    formato: 18 x 25 cm
    data di pubblicazione: marzo 2025
    confezione: brossura
    lingue: italiano/inglese
    isbn 9788877573209



    €12,00

    All’interno del progetto Echos, un pas de deux tra arte visiva e teatro, i due artisti, Alfredo Jaar e Romeo Castellucci, uno per ognuno dei due linguaggi, si trovano a rispondere alle stesse domande, come di fronte a un immaginario specchio. La struttura del doppio, dello specchio appunto, riflette e incrocia idealmente i differenti sguardi, gli approcci e i risultati che trovano – non a caso – sorprendenti comunanze. Alfredo Jaar e Romeo Castellucci, personaggi di spicco nella crea-zione contemporanea, sono i protagonisti del primo volume.

    (In occasione del Festival delle Colline Torinesi, in anteprima assoluta, attualmente disponibile sul sito hopefulmonster e nel bookshop della Fondazione Merz di Torino).

     

    Romeo Castellucci, regista, creatore di scene, luci e costumi, è tra i più significativi autori del teatro contemporaneo. Diplomato in pittura e scenografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna, nel 1981 è co-fondatore della Socìetas Raffaello Sanzio. Nel 2005 è stato direttore della sezione teatro della Biennale di Venezia e nel 2008 è stato artista associato della 62a edizione del Festival d’Avignon. Vincitore del Leone d’oro alla carriera nel 2013, l’anno successivo gli è stata conferita la laurea ad honorem in musica e teatro dall’Università di Bologna. Tra le sue creazioni più recenti: le opere teatrali Il Terzo Reich (2020), Bros (2021), la regia delle opere liriche Pavane für Prometheus IX (2021) e Il Castello di Barbablù (2022), l’azione pubblica Milano (2021) e l’installazione domani (2022).

    Alfredo Jaar è un artista, architetto e regista cileno Vive e lavora a New York. Ha studiato architettura durante il regime dittatoriale in Cile e si è trasferito a New York nel 1982. Il suo lavoro si concentra su questioni socio-politiche, sulla semiotica delle immagini, sui temi dell’utopia e del fallimento. Ha partecipato alla Biennale d’Arte di Venezia (1986, 2007, 2009, 2013), alla Biennale di San Paolo (1987, 1989, 2010, 2021) e a Documenta (1987, 2002). Ha ricevuto l’Hiroshima Art Prize nel 2018 e l’Hasselblad Award nel 2020. Le sue opere sono state esposte in tutto il mondo.

  • Storia, finzioni. Cinque fughe teatrali

    postfazione di Graziano Graziani
    pagine: 152
    formato: 16 x 22,5 cm
    data di pubblicazione: ottobre 2024
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn 9788877573179



    €20,00

    Tutto quello che in queste fughe si racconta è visto e perso di vista attraverso le nebbie della Storia, è un lembo di bruciante verità esistenziale rimasto impigliato nella trama mai troppo precisata degli eventi collettivi: l’agonia dell’avventura coloniale italiana attraverso la lente deformata di una “storia di famiglia”; il processo a Leni Riefenstahl, la regista di Hitler, ricostruito in forma di audizione per uno spettacolo; l’ondivaga confessione del primo terrorista dissociato della sinistra rivoluzionaria tedesca degli anni ’70; l’imperialismo russo che si ripete in farsa nelle gesta di un attore chiamato a sostituire Vladimir Putin nelle occasioni ufficiali; il maggio del ’68 concentrato e dissolto nel claustrofobico “dramma da camera” di un commissariato parigino.
    In una continua confusione tra sfondo e figura, il singolo continua a essere, come diceva Georg Büchner, “solo schiuma sulle onde” e l’anacronismo del teatro l’unico luogo in cui il suo urlo possa ancora riecheggiare.

     

    Attilio Scarpellini, critico, scrittore e dramaturg. Tra i fondatori dell’associazione di giornalisti Lettera 22 e uno dei principali sostenitori del movimento del Teatro indipendente, ha scritto sulle pagine di Diario e del settimanale online La differenza. Ha diretto la rivista Quaderni del teatro di Roma e ha collaborato alla rubrica di teatro di doppiozero. Tutor di drammaturgia al laboratorio “Corpo scritto” di Elvira Frosini e Daniele Timpano, ha insegnato all’Università di Roma La Sapienza e alla scuola di alta formazione per la danza Da.re. Tra i suoi scritti troviamo L’angelo rovesciato. Quattro saggi sull’11 settembre e la scomparsa della realtà (Idea, 2008), La fortezza vuota. Discorso sulla perdita di senso del teatro (con Massimiliano Civica, Edizioni dell’asino, 2014), Il tempo sospeso delle immagini (Mimesis, 2020) e Figlio di cane (Mimesis, 2024). Racconta immagini e libri ai microfoni di Rai Radio 3.

  • Clic

    Pennisole

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 80
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: giugno 2023
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn 9788877573018



    €12,00

    Nel monologo "Clic", dell’indimenticabile autore di "Codice", la scena è accennatamente ospedaliera. Esiste, evocato da un mero nome, il che ne fa un personaggio assai potente, un certo dr. Dickmans. Il monologante parla apparentemente a ruota libera di temi e questioni varie, produce proprie riflessioni su di sé, sul mondo, sulla situazione che sta vivendo. Ma noi seguiamo questa voce con un’inquietudine crescente, poiché ci appare a ogni passo sempre più chiaro che l’andamento stesso del raccontare è il racconto, non ciò che la voce dice. Infatti la voce viene spesso interrotta da un segno/suono, cioè “clic”, che spezza il suo corso così come contemporaneamente spezza la nostra ricostruzione mentale della scena.
    Le continue fratture sono quindi tanto del monologante quanto del lettore/ascoltatore. Questo semplice ma geniale “clic” ci lega al monologante più di qualunque altra trovata empatica, o narrativa, o visiva, o esperienziale.

     

    Mario Giorgi è nato a Bologna nel 1956. Ha scritto testi per radio, teatro, tv. Ha pubblicato Codice (Bollati Boringhieri 1994), Biancaneve (Bollati Boringhieri 1995), Sulla torre antica (Portofranco 1998), 23 : 59 (Rai Eri 1999), Torpore (Portofranco 2001), Alter E (Un fagiano) (:duepunti 2010), Società del Programma Spaziale (CS_libri 2016), Configurazione Alieno (CS_libri 2019), Fiori (Tiemme 2019).

  • Petrit Halilaj. Shkrepëtima

    con testi di Leonardo Bigazzi, Beatrice Merz, Nina Zimmer, Petrit Halilalj, Sala Ahmetaj
    pagine: 160
    formato: 23 x 27 cm
    data di pubblicazione: maggio 2019
    confezione: cartonato
    lingua: italiano/inglese
    isbn 9788877572769



    €35,00

    La monografia dell'artista Petrit Halilaj, vincitore della seconda edizione del Mario Merz Prize, è stata pubblicata in occasione della mostra Shkrepëtima curata Leonardo Bigazzi (Fondazione Merz dal 29 ottobre 2018 al 17 febbraio 2019). “Petrit Halilaj ha saputo trasformare in questi anni la propria biografia e la storia recente della sua nazione, il Kosovo, in materia viva per le sue opere.” (Leonardo Bigazzi)

     

    Halilaj si riavvicina alle proprie origini e partendo dalla storia di un piccolo paese apparentemente lontano da noi, ci ricorda che solo attraverso una profonda consapevolezza del nostro passato, possiamo assumerci la giusta responsabilità per costruire il futuro.
    L’artista infatti opera sui processi di costruzione della storia collettiva della sua comunità e propone una riflessione universale sul potenziale dell’arte e il suo potere di trasformare la realtà, essendo profondamente convinto che l’arte abbia un ruolo fondamentale soprattutto nella costruzione della coscienza storica di un popolo e nella gestione delle responsabilità della memoria.

  • Petrit Halilaj. Shkrepëtima

    con un testo di Leonardo Bigazzi
    pagine: 24
    formato: 23 x 27 cm
    data di pubblicazione: ottobre 2018
    confezione: brossura punto Omega
    lingua: italiano/inglese
    isbn 9788877572745



    €5,00

    In occasione della mostra Shkrepëtima di Petrit Halilaj (dal 29 ottobre 2018 al 17 febbraio 2019), è stata pubblicata la documentazione fotografica che riproduce l’allestimento alla Fondazione Merz.

    Shkrepëtima prosegue l’indagine dell’artista sulle radici storiche di Runik, la cittadina kosovara dove è cresciuto, dalle sue origini Neolitiche fino al suo passato recente. La mostra rappresenta il momento culminante e conclusivo di un articolato progetto, curato da Leonardo Bigazzi, e declinato in tre diverse tappe: la performance tenutasi il 7 luglio 2018 presso le rovine della Casa della Cultura di Runik e la mostra al Zentrum Paul Klee di Berna, Svizzera (20 luglio – 19 agosto 2018).

    Sulle pagine si stagliano una serie inedita di sculture e installazioni monumentali ricontestualizzati all’interno della Fondazione Merz. Le macerie della Casa della Cultura ritrovano una funzione di testimonianza storica, per ricordare il passato quando è forte il desiderio di rimozione. Attraverso il linguaggio onirico e visionario, il peso della storia dei frammenti e la leggerezza della loro sospensione trova un equilibrio.