Il volume, coerentemente sospeso come le stesse opere di Giulio Paolini tra visibile e invisibile, definito e insoluto, vede ancora una volta l’artista sporgersi sul rebus del proprio lavoro quale autore partecipe e critico, in dinamico divenire, conservando intatti gli atteggiamenti di meraviglia, tramite i quali affascinare lo spettatore con il quale egli stesso s’identifica. L’artista, nel proprio libro, attraverso sette stanze - altrettanti luoghi di rifrazione, rimando e accumulo, dove ogni cosa può accadere - consente o suggerisce al lettore che si specchia nell’opera, l’attivazione di uno scambio di ruolo ed esperienza, per esplorare ciò che accade fuori e dentro di sé. Il libro si avvale della collaborazione fotografica di Paolo Mussat Sartor.