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    Echos n. 2

    Echos

    a cura di Sergio Ariotti

    pagine: 64
    formato: 18 x 25 cm
    data di pubblicazione: ottobre 2025
    confezione: brossura
    lingue: italiano
    isbn 9788877573315



    €12,00

    L'aura rubata dal ragno

    di Paolo Pomati

     

    Chi cercano a Sanremo negli anni Trenta Walter Benjamin e Luigi Pirandello? L’uno si rifugia alla pensione Villa Verde dall’ex moglie Dora che la gestisce, l’altro insegue un sogno d’amore che ha nome Marta Abba, proprietaria di un pied-à-terre nella città vecchia. Ma Benjamin e Pirandello avrebbero potuto incontrarsi? E che si sarebbero detti?

     

    Walter Benjamin, filosofo, critico letterario e sociologo tedesco di famiglia ebraica (Berlino, 1892 – Port Bou, Spagna, 1940). La sua riflessione filosofica, segnata da una forte antisistematicità e orientata da temi teologici attinti alla tradizione cabbalistica, fu inizialmente rivolta al linguaggio, anche per via del suo lavoro di traduzione. Continuò nella sua attività saggistica letteraria, ma si dedicò poi con maggiore attenzione a questioni estetiche e di sociologia dell’arte; il suo contributo di maggior rilievo in questo ambito è il celebre saggio Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit del 1936.

    Luigi Pirandello, drammaturgo e narratore (Agrigento, 1867 – Roma 1936). Apprezzato scrittore, rivoluzionò il teatro del Novecento, divenendo uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi. Pur prendendo le mosse dal Verismo di scuola siciliana, nella sua opera si delineano una visione angosciosamente relativistica della vita e del mondo, che precorre temi definitivamente moderni. Fu il teatro, però, a diffondere ovunque la sua fama: dalla commedia borghese degli esordi, nella cosiddetta seconda maniera il dramma dell’essere e del parere lievita in simbolo e allegoria dell’esistenza.

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    Tony Cragg alla Reggia di Venaria

    a cura di Guido Curto

    pagine: 96
    formato: 20 x 24 cm
    data di pubblicazione: dicembre 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn 9788877573261



    €18,00

    L’artista inglese Tony Cragg espone dieci sculture che si riconnettono al genius loci della Reggia in una sorta di ridefinizione post-moderna dello stile Barocco e Rococò.

    Dopo l’installazione realizzata per le Olimpiadi invernali di Torino 2006, Tony Cragg ritorna in Italia per realizzare alla Reggia di Venaria una mostra che presenta una selezione di dieci sculture realizzate tra il 1997 e il 2021. Le sculture di Cragg, uno degli artisti contemporanei inglesi più affermati al mondo, sono ambientate all’interno del percorso espositivo permanente della Reggia, a cominciare dalla Corte d’onore, proseguendo nel Parco Alto dei Giardini, per arrivare fino al salone interno nella testata delle Scuderie Juvarriane.

    Opere di grandi dimensioni, plasmate usando svariati materiali – dal bronzo al legno, dalla vetroresina all’acciaio – tutte connotate dalle tipiche linee mosse e sinuose, che paiono modellate su un gigantesco tornio di vasaio.

    Il lavoro di Tony Cragg analizza le molteplici relazioni esistenti tra l’essere umano e l’ambiente. Usufruendo di un’ampia selezione di materiali e di tecniche scultoree, l’artista tematizza la complessa connessione tra la figura, l’oggetto e il paesaggio, che per Cragg include sia sistemi geologici e microbiologici che contesti urbani e industriali.

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    Banu Subramaniam

    Botanica dell’impero. I mondi delle piante e le eredità scientifiche del colonialismo

    traduzione di Piernicola D’Ortona e Maristella Notaristefano 

    pagine: 280
    formato: 16 x 22,5 cm
    data di pubblicazione: settembre 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn: 9788877573308



    €24,00

    Le ambizioni coloniali hanno generato atteggiamenti, teorie e pratiche imperiali che rimangono radicate nella botanica e in tutte le scienze della vita. Banu Subramaniam attinge a campi disparati come i queer studies, gli studi sugli indigeni e le scienze biologiche per esplorare la storia labirintica di come il colonialismo ha trasformato i ricchi e complessi mondi vegetali in conoscenza biologica. Botanica dell’impero dimostra come le teorie e le pratiche fondamentali della botanica siano state plasmate e rafforzate a favore del dominio coloniale e delle sue ambizioni estrattive. Vediamo come i colonizzatori abbiano cancellato la storia profonda delle piante per creare un sistema riduzionista che imponeva un sistema di denominazione basato sul latino, attingeva alla vita sessuale immaginaria delle élite europee per spiegare la sessualità delle piante e discuteva delle piante straniere come degli esseri umani stranieri. Subramanian si concentra quindi sull’immaginazione di un campo della botanica più inclusivo e capiente, svincolato e decentrato dalle sue origini nelle storie di razzismo, schiavitù e colonialismo. Questa visione sfrutta il potere del pensiero scientifico e femminista per tracciare una rotta verso pratiche di biologia sperimentale socialmente più giuste. 

     

    Banu Subramaniam è professoressa di studi sulle donne, sul genere e sulla sessualità presso il Wellesley College. Formatasi come biologa evoluzionista vegetale, scrive di aspetti sociali e culturali della scienza in relazione alla biologia sperimentale. È autrice di Ghost Stories for Darwin. The Science of Variation and the Politics of Diversity (University of Illinois Press, 2014), Holy Science. The Biopolitics of Hindu Nationalism (University of Washington Press, 2019), Botany of Empire. Plant Worlds and the Scientific Legacies of Colonialism (University of Washington Press, 2024), il suo attuale lavoro si concentra sulla decolonizzazione della botanica, sul nativismo nella biologia vegetale e sulla relazione tra scienza e nazionalismo religioso in India. 

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    Sara Fruner

    Dispaccio lettone

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 80
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: ottobre 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn: 9788877573285



    €12,00

    Tutto inizia con un viaggio in Lettonia. Un aereo, un’attesa, una frase lunghissima che non si interrompe, fatta di immagini e di suoni, di luoghi e di pensieri, di sradicamenti e prese di possesso dell’alieno, questa frase che canta mentre racconta, che vede mentre chiude gli occhi, che ci porta con sé e non ci lascia mai soli, mai indietro, mai distratti, che però ci allevia dal presente e ci invita allo svago del viaggio, dell’incontro inaspettato, in una Lettonia che come una sfera riflette sulla sua superficie cromata tutto l’universo. 

     

    Sara Fruner, nata a Riva del Garda, dal 2017 abita a New York, dove è docente di italiano presso il Fashion Institute of Technology. I suoi articoli su cinema, arte e letteratura sono apparsi su La Voce di New York, CinematoGraphie, Magazzino 23, Brick. Ha collaborato con il Center for Italian Modern Art e Magazzino Italian Art, e recentemente ha tradotto opere di Marie-Helene Bertino, Jane Hirshfield e W.S. Merwin. È Professional Member dell’Authors Guild e Bogliasco Fellow. L’istante largo, suo romanzo d’esordio (Bollati Boringhieri, 2020 e 2022), le è valso il secondo posto al premio Nazionale Severino Cesari Opera Prima 2021. In poesia alterna volumi in italiano e in inglese: Bitter Bites from Sugar Hills (2018), Lucciole in palmo alla notte (2019), La rossa goletta (2023). 

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    Mainolfi / Bestiario

    a cura di Guido Curto e Clara Goria

    pagine: 96
    formato: 20 x 24 cm
    data di pubblicazione: novembre 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn 9788877573254



    €18,00

    Luigi Mainolfi (Rotondi, 16 febbraio 1948) è uno scultore italiano che, noto a livello internazionale, è uno dei principali rappresentanti della cosiddetta scultura post-concettuale, impostasi al principio degli anni Ottanta.

    Oltre venti sculture di Luigi Mainolfi, realizzate tra il 1978 e il 2020, sono state ospitate nella Corte d’Onore, nel Gran Parterre dei Giardini della Reggia di Venaria e nella Cappella di Sant’Uberto nell’estate del 2024.

    Dalle sculture a tema zoomorfo deriva il titolo, Bestiario, che rimanda ai codici miniati medievali illustrati con animali reali e immaginari, ma anche alla zoologia fantastica di Jorge Luis Borges. Un tema ricorrente in Mainolfi, già autore del Bestiario del Sole con le sue policrome creature metamorfiche tra mito e fiaba. Il Bestiario mainolfiano si insedia nelle architetture, invade le verdi geometrie dei giardini ed entra in contatto con la viva presenza di cerbiatti e altra fauna selvatica del parco e del bosco circostante. Creature fantastiche e mutanti, in dialogo con le favole e gli animali modellati e dipinti della Reggia di Venaria, interamente dedicata nel Seicento al mito di Diana, dea della luna e della caccia.

     

    Luigi Mainolfi (1948) pratica una scultura realizzata con materiali naturali come terracotta, gesso, legno, pietra lavica, o fusioni in bronzo, elaborando un suo personale linguaggio attraverso cui evoca le culture popolari del nostro Paese.

    Mostra Mainolfi. Sculture. Bestiario

    La Venaria Reale, Venaria, Torino, 21 Giugno 2024 – 10 Novembre 2024

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    Ilaria Maria Sala

    Flower Power. Storie politiche di fiori e giardini dall'Asia

    pagine: 160
    formato: 16 x 22,5 cm
    data di pubblicazione: 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn 9788877573278



    €20,00

    Un filo verde lega i boccioli di ciliegio in Giappone agli alberi della gomma della Malaysia, ai giardini botanici di Singapore e a quello distrutto della Perfetta Lucentezza – un filo verde, che definisce l’antropocene e il modo in cui la natura viene saccheggiata, per la sua utilità immediata e per crearne simbolismi al passo con le ideologie correnti.
    In questo volume si osservano le storie dei nostri tempi, viste attraverso i petali di fiori scelti a rappresentare una nazione, con il desiderio di piegare una piccola corolla profumata alle ideologie utili a chi è al governo in quel momento. Sono anche le storie di come le nostre immagini poetiche si scontrano contro la nostra incapacità di vivere senza distruggere quello che ci circonda. Attraverso il simbolismo di fiori e giardini si parla di politica e di storia, di colonialismo e di ecologia, di nazionalismo e di autoritarismo, in un cortocircuito antropocenico.

     

    Ilaria Maria Sala è scrittrice, giornalista, poetessa e ceramista, e vive in Asia dal 1988. Ha compiuto gli studi a Pechino e Londra, poi si è spostata a Tokyo, per fare in seguito base a Hong Kong – trascorrendo nel frattempo lunghi periodi a Shanghai, Kathmandu e Dakar. È autrice di quattro libri: il primo, Il Dio dell’Asia, religione e politica in Oriente (Il Saggiatore, 2006) ha vinto il Premio Brice Chatwin per la letteratura di viaggio; Lettere dalla Cina (Una Città, 2011); Pechino 1989 (Una Città, 2019); L’Eclissi di Hong Kong, topografia di una città in tumulto (ADD Editore, 2022). Collabora a numerose testate, sia italiane che internazionali, fra cui Il Domani, Internazionale, Il Post, The New York Times, The Guardian, The South China Morning Post, e molte altre, ed è parte dell’associazione di giornalisti Lettera 22.