Collane
  • I due. Le miserabili e mirabili gesta di uno scrittore e del suo traduttore

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 208
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: dicembre 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn: 9788877573322



    €12,00

    Un particolare gioco viene confezionato ne “I due”, un Scrittore e il suo Traduttore si scontrano e vengono raccontate le loro miserabili e mirabili gesta.

    Un confronto assurdo e acceso che germina e prolifica in un impasto scatologico e sboccato: fin dall’inizio sono uno l’opposto dell’altro, eppure contemporaneamente indivisibili. Due stronzi che cercano disperatamente di separarsi, finendo però per essere ciascuno l’omino di pece dell’altro, in duplicazioni vertiginose e collassi gravitazionali.

    Dedicato da Moresco (con indifesa tenerezza) al suo traduttore francese Laurent Lombard, il testo scurrilmente quanto metafisicamente senza freni raffigura i due attraverso il loro rapporto, la vita editoriale, la vita in generale e l’aldilà fino alla presenza di un creatore indimenticabile, stronzo come loro, e come loro grandioso nella cornice sporcacciona e infantilmente libera che qui olezza e fermenta.

     

    Antonio Moresco è nato a Mantova nel 1947. È tradotto in numerose lingue e si è affermato come autore di assoluta singolarità nel panorama nazionale e Della sua vasta opera romanzesca, saggistica e teatrale ricordiamo la sua trilogia Giochi dell’eternità costituita da Gli esordi (Feltrinelli, 1998), Canti del caos (Feltrinelli, 2001; 2003; 2009) e Gli increati (Mondadori, 2015). Tra le sue ultime opere Canto di D’Arco (SEM, 2019), Chisciotte (SEM, 2020) e Canto del buio e della luce (Feltrinelli, 2024).

  • Echos n. 2

    Echos

    a cura di Sergio Ariotti

    pagine: 60
    formato: 15 x 21 cm
    data di pubblicazione: ottobre 2025
    confezione: brossura
    lingue: italiano
    isbn 9788877573315



    €9,50

    L'aura rubata dal ragno

    di Paolo Pomati

     

    Chi cercano a Sanremo negli anni Trenta Walter Benjamin e Luigi Pirandello? L’uno si rifugia alla pensione Villa Verde dall’ex moglie Dora che la gestisce, l’altro insegue un sogno d’amore che ha nome Marta Abba, proprietaria di un pied-à-terre nella città vecchia. Ma Benjamin e Pirandello avrebbero potuto incontrarsi? E che si sarebbero detti?

     

    Walter Benjamin, filosofo, critico letterario e sociologo tedesco di famiglia ebraica (Berlino, 1892 – Port Bou, Spagna, 1940). La sua riflessione filosofica, segnata da una forte antisistematicità e orientata da temi teologici attinti alla tradizione cabbalistica, fu inizialmente rivolta al linguaggio, anche per via del suo lavoro di traduzione. Continuò nella sua attività saggistica letteraria, ma si dedicò poi con maggiore attenzione a questioni estetiche e di sociologia dell’arte; il suo contributo di maggior rilievo in questo ambito è il celebre saggio Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit del 1936.

    Luigi Pirandello, drammaturgo e narratore (Agrigento, 1867 – Roma, 1936). Apprezzato scrittore, rivoluzionò il teatro del Novecento, divenendo uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi. Pur prendendo le mosse dal Verismo di scuola siciliana, nella sua opera si delineano una visione angosciosamente relativistica della vita e del mondo, che precorre temi definitivamente moderni. Fu il teatro, però, a diffondere ovunque la sua fama: dalla commedia borghese degli esordi, nella cosiddetta seconda maniera il dramma dell’essere e del parere lievita in simbolo e allegoria dell’esistenza.

  • Anteprima

    Tony Cragg alla Reggia di Venaria

    a cura di Guido Curto

    pagine: 96
    formato: 20 x 24 cm
    data di pubblicazione: dicembre 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn 9788877573261



    €18,00

    L’artista inglese Tony Cragg espone dieci sculture che si riconnettono al genius loci della Reggia in una sorta di ridefinizione post-moderna dello stile Barocco e Rococò.

    Dopo l’installazione realizzata per le Olimpiadi invernali di Torino 2006, Tony Cragg ritorna in Italia per realizzare alla Reggia di Venaria una mostra che presenta una selezione di dieci sculture realizzate tra il 1997 e il 2021. Le sculture di Cragg, uno degli artisti contemporanei inglesi più affermati al mondo, sono ambientate all’interno del percorso espositivo permanente della Reggia, a cominciare dalla Corte d’onore, proseguendo nel Parco Alto dei Giardini, per arrivare fino al salone interno nella testata delle Scuderie Juvarriane.

    Opere di grandi dimensioni, plasmate usando svariati materiali – dal bronzo al legno, dalla vetroresina all’acciaio – tutte connotate dalle tipiche linee mosse e sinuose, che paiono modellate su un gigantesco tornio di vasaio.

    Il lavoro di Tony Cragg analizza le molteplici relazioni esistenti tra l’essere umano e l’ambiente. Usufruendo di un’ampia selezione di materiali e di tecniche scultoree, l’artista tematizza la complessa connessione tra la figura, l’oggetto e il paesaggio, che per Cragg include sia sistemi geologici e microbiologici che contesti urbani e industriali.

  • Anteprima
    Banu Subramaniam

    Botanica dell’impero. I mondi delle piante e le eredità scientifiche del colonialismo

    traduzione di Piernicola D’Ortona e Maristella Notaristefano 

    pagine: 352
    formato: 16 x 22,5 cm
    data di pubblicazione: dicembre 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn: 9788877573308



    €24,00

    Le ambizioni coloniali hanno generato atteggiamenti, teorie e pratiche imperiali che rimangono radicate nella botanica e in tutte le scienze della vita. Banu Subramaniam attinge a campi disparati come i queer studies, gli studi sugli indigeni e le scienze biologiche per esplorare la storia labirintica di come il colonialismo ha trasformato i ricchi e complessi mondi vegetali in conoscenza biologica. Botanica dell’impero dimostra come le teorie e le pratiche fondamentali della botanica siano state plasmate e rafforzate a favore del dominio coloniale e delle sue ambizioni estrattive. Vediamo come i colonizzatori abbiano cancellato la storia profonda delle piante per creare un sistema riduzionista che imponeva un sistema di denominazione basato sul latino, attingeva alla vita sessuale immaginaria delle élite europee per spiegare la sessualità delle piante e discuteva delle piante straniere come degli esseri umani stranieri. Subramanian si concentra quindi sull’immaginazione di un campo della botanica più inclusivo e capiente, svincolato e decentrato dalle sue origini nelle storie di razzismo, schiavitù e colonialismo. Questa visione sfrutta il potere del pensiero scientifico e femminista per tracciare una rotta verso pratiche di biologia sperimentale socialmente più giuste. 

     

    Banu Subramaniam è professoressa di studi sulle donne, sul genere e sulla sessualità presso il Wellesley College. Formatasi come biologa evoluzionista vegetale, scrive di aspetti sociali e culturali della scienza in relazione alla biologia sperimentale. È autrice di Ghost Stories for Darwin. The Science of Variation and the Politics of Diversity (University of Illinois Press, 2014), Holy Science. The Biopolitics of Hindu Nationalism (University of Washington Press, 2019), Botany of Empire. Plant Worlds and the Scientific Legacies of Colonialism (University of Washington Press, 2024), il suo attuale lavoro si concentra sulla decolonizzazione della botanica, sul nativismo nella biologia vegetale e sulla relazione tra scienza e nazionalismo religioso in India. 

  • Emilio Prini

    Ultralibri

    a cura di Beatrice Merz
    pagine: 272
    formato: 16,5 x 22 cm
    data di pubblicazione: giugno 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano/inglese

    isbn: 9788877572837



    €35,00

    Figura tra le più singolari dell’arte italiana del secondo Dopoguerra, “un artista che si muove nel vuoto” come ebbe a definirlo Germano Celant, Prini sembra sfuggire, forse intenzionalmente, a qualsiasi definizione possibile. A partire dalle oltre quaranta opere, dal 1966 al 2016, nucleo centrale della prima retrospettiva dalla morte, tenutasi presso la Fondazione Merz dal 28 ottobre 2019 al 9 febbraio 2020, il volume attiva una riflessione critica e storica intorno all’esperienza di uno dei più interessanti e discussi rappresentanti dell’Arte Povera. Una posizione trasgressiva, quella di Prini, o se vogliamo ortodossa nei confronti della pratica artistica e dei codici del sistema dell’arte che insegna la possibilità di cogliere il valore della contraddizione e del dubbio. Un passaggio dell’arte e dell’artista nella vita, o meglio come egli stesso ha definito “non azione ma estensione biologica del sé”, nella contemporaneità che contraddistingue un lavoro di estrema attualità e pronto al confronto con le nuove generazioni.

    Il volume, a cura di Beatrice Merz, include un testo inedito di Luca Lo Pinto, un dialogo storico e mai pubblicato tra l’artista e Hans Ulrich Obrist e una ricca antologia con testi di Adachiara Zevi, Germano Celant e Lorenzo Benedetti. Il libro si giova di un ricco apparato iconografico, con oltre 150 immagini di opere e documenti.

     

    Emilio Prini (Stresa, 1943 – Roma, 2016) è stato un protagonista dell’Arte Povera, uno dei movimenti artistici recenti più influenti e radicali, fortemente connesso al contesto politico e sociale della seconda metà del XX secolo.

  • La bohème

    postfazione di Dario Voltolini
    pagine: 120
    formato: 12 x 18 cm
    data di pubblicazione: giugno 2025
    confezione: brossura
    lingua: italiano

    isbn: 9788877573292



    €12,00

    All’incirca dalle parti dove il 44° parallelo Nord interseca l’8° meridiano Est c’è un luogo della memoria che Marco Drago fa vivere sulla pagina con perizia magistrale. Drago convoca i suoi esseri umani in una specie di presepe vivente che al posto del Bambino ha una Birreria. Per quanto la scrittura di questo autore sia di presa immediata sul lettore, rasoterra nei suoi tragitti scattanti, concreta al punto di essere decodificata prima dai corpi e solo in seguito dalle menti, l’esito di ogni suo testo contiene compressa e compatta una assai articolata visione del mondo e una visione della vita dolente ma divertita, desolata ma sontuosa, sarcastica ma appassionata: disperata e mistica.

    Drago, come tutti coloro con un talento puro per la scrittura, è inimitabile sotto molti aspetti. In particolare ha una capacità misteriosa che gli permette di rovesciare totalmente il rapporto tra ciò che intendiamo con “persona” e ciò che intendiamo con “personaggio”, cioè tra le sue pagine vivono e si incontrano persone che tutto lascia intendere fossero nella vita reale dei (bei) personaggi. Ciascuno con un tic, o una fantasia, o una delusione inemendabile, o una debolezza, o uno stigma, o un’adesione identitaria a ruoli sociali transeunti, o una pulsione invincibile, un talento artistico da dissipare, un innamoramento.

    Nel suo presepe le persone di bella interiorità convivono con gli scoppiati più alla deriva. Tutti nel catino della vita e del tempo trituratore. Tutti amati e burlati in un unico gesto dall’autore. Intorno alla Birreria convergiamo anche noi lettori, perché sentiamo che lì c’è una pulsazione sotterrata e percepiamo che solo uno che scriva come Marco Drago può renderla così immediata.

    Secco, struggente, definitivo il finale. Di questa piccola e universale Bohème.

     

    Marco Drago è scrittore, traduttore e conduttore radiofonico. Ha pubblicato: L’amico del pazzo e altri racconti (Feltrinelli, 1998), Cronache da chissà dove (Minimum Fax, 2000), Domenica sera (Feltrinelli, 2001), Zolle (Feltrinelli, 2005), La vita moderna è rumenta (Feltrinelli, 2012), La prigione grande quanto un paese (Barbera Editore, 2013), Baladin, la birra artigianale è tutta colpa di Teo, con Teo Musso (Feltrinelli, 2013), Sesso calcio e rock and roll (Feltrinelli, 2014) e Innamorato (Bollati Boringhieri, 2023). Ha tradotto molti libri dall’inglese per i maggiori editori italiani. Tra il 2000 e il 2025 ha scritto e condotto con Gaetano Cappa trasmissioni radiofoniche per RadioRai, Radio24 e RSI. Fa parte della factory artistica Istituto Barlumen.